domenica 31 ottobre 2010

LE PAGELLE

STORARI 6,5 SICUREZZA Davanti ai suoi ex tifosi sforna una prestazione da numero 1. Se non tornasse un signore che si chiama Gigi Buffon sarebbe impossibile rimetterlo in panchina
DE CEGLIE 7 GENERATO Il miglior esempio di come l’applicazione e l’abnegazione in allenamento possono migliorare un giocatore. Puntuale nella spinta offensiva, preciso nei cross e nelle chiusure difensive.
PEPE 6,5 UMILE L’immagine della Juve di ieri sera è lui. Debutta come terzino a San Siro e si trova di fronte Ibra, Pato e Robinho: ci mette tanto impegno superando gli ostacoli. Potrebbe essere davvero il suo ruolo
BONUCCI 6,5 MISTER ELEGANZA Giocare al Meazza o nel suo cortile di casa non cambia il suo modo di essere in campo. Sicuro al limite dell’arroganza, procura infarti a Del Neri: qualche giocata più semplice, quando è il caso, sarebbe utile.
LEGROTTAGLIE 7 USATO SICURO Non è facile sapere all’ultimo minuto che devi giocare. Lui si fa trovare pronto e dimostra di poterci stare tranquillamente bene in questa Juventus. Una risposta a chi lo dava per finito.
MOTTA 6 ALTERNATO Prima a destra, poi a sinistra dà buona spinta ma permette qualche giocata di troppo agli attaccanti rossoneri. Deve crescere in personalità
MARCHISIO 7 SCHIZZO Corre, e tanto, e mette in difficoltà enorme Antonini. Sempre più la chiave tattica di questa Juve
AQUILANI 6,5 GEOMETRA Detta i tempi della squadra, dimostrando tutta la sua personalità. Sbaglia la scelta dei tacchetti ed è meno incisivo del solito in fase difensiva.
FELIPE MELO 8 MOSTRUOSO Un giocatore così vale tutti i 25 milioni spesi per acquistarlo. Sente la fiducia di Del Neri e di tutto l’ambiente e la ricambia con queste prestazioni spaziali.
MARTINEZ 6,5 SFIGATO Una volta che sta giocando dall’inizio, ecco che prende una botta che lo costringe al cambio. Dimostra di poter essere un giocatore utile nello scacchiere tecnico di questa Juventus.
SISSOKO 6,5 In occasione del secondo gol dimostra tutto se stesso: domina fisicamente Antonini, sbaglia un gol già fatto, ma si dimostra intelligente e lucido nell’assist a Del Piero. In queste partite combattute si trova a suo agio.
QUAGLIARELLA 7,5 HOUDINI Questa volta fa un gol bello, ma non impossibile anche se da uno come lui non ti aspetti certo un gol da centravanti puro. Attacca la profondità e aggredisce Pirlo: complimenti.
DEL PIERO 7 NUMERO 1 Non ci sono più parole per esprimere il suo talento senza fine. Speriamo che non sia stata l’ultima a Milano.
AMAURI s.v.
DEL NERI 8 Se questa è la Juve, il merito è anche suo.

ABBIATI 6
ANTONINI 4,5

NESTA 6,5
PAPASTATHOPOULOS 5,5
BONERA 6
PIRLO 5
GATTUSO 6
BOATENG 5
ROBINHO 5,5
IBRAHIMOVIC 6,5
PATO 5

LA FORZA DELLA BANDA

Senza Krasic, Chiellini, Iaquinta con De Ceglie e Martinez (sembrerebbero infortuni di poco conto) fuori in corso d’opera, è stata un’impresa vincere a San Siro. Impresa che è stata possibile grazie a una prestazione maiuscola di tutti i giocatori, qualcuno impiegato per causa maggiore fuori ruolo, che hanno messo in evidenza la forza del gruppo. Sarebbe però sbagliato pensare solamente a una Juventus che ha vinto grazie al carattere e alla determinazione che, certo, sono stati fondamentali, ma che se non fossero stati abbinati a un gioco, non sarebbero state sufficienti. Una squadra che ha cercato d’imporre la propria forza, di sfruttare il gioco sulle ali e le ripartenze cercando di dare poco spazi agli attaccanti del Milan. Questa è stata la chiave per spiegare la vittoria di oggi: la Juventus di Del Neri ha idee, personalità e determinazione: con questo mix si può andare davvero lontani.

sabato 30 ottobre 2010

CHE SETTIMANA!

La settimana che abbiamo appena trascorso si prospettava ricca di veleni e di sospetti, e così è stato. La Juventus però non ha subito, ma ha rilanciato grazie alla nuova strategia comunicativa, decisamente più aggressiva e agguerrita, imposta dal nuovo corso targato Andrea Agnelli. Tale padre, tale figlio, no? E infatti Andrea sembra aver proprio preso da suo padre Umberto: poche battute, poca simpatia, poco fumo, tanta sostanza, tanta antipatia e tanto arrosto. Doveva essere una settimana in cui la Juventus doveva difendere Krasic dall’accusa di essere il Simulatore per eccellenza del campionato di serie A e si è trasformata in una settimana in cui la società bianconera è passata al contrattacco accusando i media italiani, tramite le parole del presidente, di violenza mediatica nei confronti di Krasic e della Juventus in generale. Agnelli ha di fatto fotografato una situazione reale che Luciano Moggi aveva già in precedenza delineato nei suoi contorni: la Juventus, rispetto a Milan e Inter, non ha televisioni o giornali di proprietà che la difendano e tutelino. La migliore difesa è l’attacco e la nuova dirigenza bianconera lo sa bene. Dettare l’agenda senza dover essere costretti a inseguire gli avversari: cio  è avvenuto in occasione dell’Assemblea degli azionisti quando Agnelli ha ipotizzato la richiesta di due scudetti qualora Moggi risultasse innocente (effettivamente il processo di Napoli segna, ogni udienza, dei punti a favore degli accusati). Moratti ha dovuto ribattere, in maniera comica, affermando che allora l’Inter chiederà che le vengano assegnati gli scudetti del 1998 e del 2002. In maniera comica, si diceva, perché questa richiesta è solamente provocatoria e non ha nessun fondamento nella realtà: quali prove può portare Moratti? Nessuna, quindi si metta il cuore in pace: quegli scudetti, come tutti, la Juventus li ha vinti sul campo meritatamente. Settimana di veleni che non ha minimamente toccato la squadra che ha potuto così lavorare tranquillamente a Vinovo agli ordini di Del Neri: c’era da preparare la partita di stasera contro il Milan pensando a come sostituire Krasic e in che modo mettere in moto Del Piero e Quagliarella.  Aggressività deve essere la parola chiave: se lasciato giocare il Milan ha un potenziale offensivo devastante e, sicuro, prima o poi un gol lo fa. La partita di Napoli ha insegnato come si mette in difficoltà, anche facilmente, la formazione di Allegri: alzare il ritmo, pressare subito i portatori di palla ed effettuare rapide ripartenze sono gli ingredienti necessari per fare risultato. Questa Juventus lo sa fare. È stata una settimana che ha visto anche un clamoroso botto ovvero la rottura totale tra Garrone, presidente della Sampdoria, e Antonio Cassano tanto che la società blucerchiata pare aver chiesto alla Lega la possibilità di rescindere unilateralmente il contratto: se così fosse, a gennaio, se non da subito, Cassano sarebbe libero di scegliersi una squadra a proprio piacimento. Un’occasione da prendere al volo che Marotta non può farsi sfuggire.

mercoledì 27 ottobre 2010

LA PAURA FA NOVANTA

Che dire della squalifica di Krasic? È arrivata puntuale, attesa e voluta da chi negli ultimi giorni aveva messo in piedi un clima di killeraggio mediatico: televisioni, Sky e Mediaset,che hanno vivisezionato fotogramma dopo fotogramma l’abile tuffo (parole di Tosel), ma soprattutto giornali che si sono ritrovati in prima linea nello sparare contro Krasic. La Repubblica parlava già domenica di una “scandalosa simulazione”, mentre la Gazzetta ha dedicato due pagine sull’episodio e ieri, annunciando la squalifica comminata, sul proprio sito scriveva “clamoroso tuffo”. C’è chi poi ha fatto una lezione moraleggiante sul famigerato stile Juventus appellandosi a quest’ultimo per convincere i dirigenti bianconeri a non presentare il ricorso. Si dimentica che stile Juventus non significa fare i signori fessi che accettano le decisioni e questo clima senza batter ciglio prestando l’altra guancia: non si è più autolesionisti, ammessi che lo sia mai stati, ma fieri e orgogliosi, come Andrea Agnelli, nel difendere la Juventus. La brutta sensazione è che ogni volta che la Juventus sta per ritornare grande viene subito massacrata dai media: è già successo all’epoca di Cobolli e Blanc dopo un Napoli – Juventus decisa da Bergonzi e capita ora. Per qualcuno la Juventus deve subire passivamente per presunte colpe, che a Napoli si stanno dimostrando sempre meno colpe, che deve ancora portarsi con sé: se sei ladro, lo resti per tutta la vita. O più semplicemente hanno paura di una Juve che, soprattutto a livello societario, è tornata a essere semplicemente se stessa come dimostra la possibile richiesta di riassegnazione degli scudetti e d risarcimento danni.

LOTTA PER IL PALLONE D'ORO

Ieri France Football ha pubblicato nella sua edizione on line l’elenco dei 23 candidati al Pallone d’oro Fifa. Quest’anno la procedura sarà nettamente rispetto a quella usuale: il 6 dicembre verranno comunicati i nomi dei 3 giocatori che si contenderanno la vittoria finale che verrà annunciata solamente il 10 gennaio. Ecco tutti i candidati: Xabi Alonso (Spagna), Daniel Alves (Brasile), Iker Casillas (Spagna), Cristiano Ronaldo(Portogallo), Didier Drogba (Costa d'Avorio), Samuel Eto'o (Camerun), Cesc Fabregas(Spagna), Diego Forlán (Uruguay), Asamoah Gyan (Ghana), Andrés Iniesta (Spagna), Júlio César (Brasile), Miroslav Klose (Germania), Philipp Lahm (Germania), Maicon (Brasile),Lionel Messi (Argentina), Thomas Müller (Germania), Mesut Özil (Germania), Carles Puyol(Spagna), Arjen Robben (Olanda), Bastian Schweinsteiger (Germania), Wesley Sneijder(Olanda), David Villa (Spagna), Xavi (Spagna). Come si nota netto predominio dei giocatori reduci da un ottimo Mondiale e da una stagione positiva con i rispettivi club. Non deve sorprendere dunque l’assenza dei giocatori italiani data la pessima prestazione dell’Italia e in Sudafrica e un 2010 che ha visto l’Inter, composta quasi esclusivamente da stranieri, vincere in Italia e in Europa. Chi vincerà? Uno tra Sneijder, protagonista con i nerazzurri e con l’Olanda, Iniesta, il mio favorito, e Diego Forlan, miglior giocatore dei Mondiali e vincitore assieme al suo Atletico dell’ultima Europa League. Manca Diego Milito e sinceramente la sua assenza stupisce visto i gol decisivi in serie A e in Champions.

lunedì 25 ottobre 2010

IL RITORNO DEI VELENI

Al trentacinquesimo minuto di Bologna – Juventus è iniziata la partita contro il Milan di sabato prossima. Come ha scritto Massimo Pavan, la settimana delle polemiche è scoccata già a partire dall’intervallo di ieri con la vergognosa frase di Pistocchi (a proposito, alcuni suoi giornalisti sodali di una televisione privata del Nord hanno giudicato spropositata la reazione di Krasic mentre quella del moviolista Mediaset era solo una battuta) ed è destinata a salire di toni con il passare dei giorni. Krasic è già stato messo alla gogna, crocefisso dall’opinione pubblica perché gioca nella Juventus, una squadra di cui il serbo, e fiero di esserlo, ne è diventato l’uomo nuovo. Milos fa paura così come lo faceva Ibrahimovic ai tempi di Torino: guarda caso nel 2004-2005 prima della partita scudetto contro il Milan, Ibra venne squalificato tramite la prova tv per 3 giornate. E pensare che quand’era all’Inter ne avrebbe combinate di cotte e crude rimanendo sempre impunite, ma allora non giocava nella Juve e difendere questi colori, si sa, sta diventando quasi una colpa. I giornali sono già partiti nel loro processo mediatico condannando Krasic alla squalifica per due giornate: in piccolo hanno ricreato lo stesso clima che si respirava in piena Calciopoli. La Juventus e i suoi tifosi hanno diritto di dire no: no grazie a questo gioco al massacro non ci stiamo più, basta! Ciò non significa richiedere l’impunità, ma un trattamento rispettoso dei giocatori e dei colori bianconeri troppo spesso calpestati. E per la cronaca, chiudo, se l’arbitro De Marco avesse visto correttamente avrebbe dovuto ammonire Krasic, non espellerlo…

domenica 24 ottobre 2010

L'AMAREZZA DEL PAREGGIO

Da più parti si dirà ora che fortunatamente Iaquinta ha sbagliato il rigore. Noi siamo di parere opposto perché la realizzazione del penalty (dato per un fallo inesistente su Krasic) avrebbe indirizzato la partita verso tutt’altro binario più favorevole alla Juventus. La squadra bianconera ha messo in evidenza un’ottima tenuta difensiva (un pericolo iniziale e solo un tiro in porta per i rossoblù) e un Aquilani sempre più determinante. Questa volta è mancato il guizzo, lo spunto di un centrocampista o di una punta che sblocca la partita: Krasic è partito bene, ma alla distanza si è spento fino a essere sostituito, Amauri ha fallito due gol facili per chi dovrebbe fare del gioco aereo uno dei propri punti di forza, Iaquinta, al di là del rigore sbagliato, ha giocato male muovendosi poco ma sbagliando tanto e Quagliarella ha fatto poco mangiandosi una rete su assist di Krasic. Meglio Martinez e Del Piero, entrati in corso d’opera e autori di qualche spunto interessante. La Juve non ha giocato male, tutt’altro, ma ha messo in mostra due dei suoi principali limiti ovvero l’assenza di un bomber da 15-20 gol a stagione e la poca fantasia di parte di alcuni elementi. Il Bologna s’è chiuso a riccio per tutti i 90 minuti, ha fatto il proprio gioco portando a casa il pareggio sperando in qualche contropiede. Malesani è stato senz’altro aiutato dall’impegno dei bianconeri di giovedì: la stanchezza degli juventini s’è fatta sentire  soprattutto negli ultimi quindici minuti. Portiamoci a Torino gli aspetti positivi (il piglio da grande squadra che fa la partita e non la subisce e la tenuta difensiva diventata ormai una costante) anche se, proprio sulla base di questi, il pareggio di Bologna lascia l’amaro in bocca con un retrogusto di sconfitta.

lunedì 18 ottobre 2010

INSULTARE SISSOKO È LECITO?


Questa volta i buu razzisti sono stati zittiti subito. Il vice questore di Cagliari Giuseppe Gargiulo, sentiti i primi insulti diretti a Eto’o, ha avvertito l’ispettore della Federcalcio che ha fatto sapere all’arbitro Tagliavento che era il caso di sospendere la partita. Detto, fatto: il gioco si è fermato, lo speaker ha ricordato come in caso di ulteriori cori razzisti la partita sarebbe stata sospesa definitivamente, il pubblico ha apprezzato quando si è ripreso a dare calci al pallone. Tutto giusto, sarebbe però ancora più giusto se questo comportamento venisse messo in pratica ogni domenica e su ogni campo. Sissoko era stato insultato una volta entrato durante la scorsa Inter – Juventus. Anche in quella occasione, allora, andava sospesa momentaneamente la partita. 

PROVE DI JUVE

Calma e sangue freddo anche se sono tanti i motivi di soddisfazione dopo la rotonda vittoria contro il Lecce. La squadra salentina si è dimostrata una compagine troppo facile per dare dei giudizi definitivi, ma è proprio contro questo genere di avversari che negli anni scorsi la Juventus lasciava punti preziosi perdendo così anche autostima. Le differenze rispetto alle scorse stagioni sono due: il gioco e il gruppo. Questa squadra ha una propria identità che, partita dopo partita, emerge sempre di più facendo divertire il proprio pubblico. Addio ai lanci lunghi per le punte, manovra fraseggiata che sbocca sulle fasce grazie a un Krasic dirompente e a una coppia di centrocampisti dinamica e razionale. L’ingresso di Aquilani nell’undici titolare ha avuto questo effetto: la squadra ragiona di più, sa gestire i ritmi controllando il gioco. Una Juve che non va più solamente all’assalto all’arma bianca, ma che sa usare anche il fioretto dimostrandosi matura ed equilibrata. Merito di tutto il gruppo che si è ricompattato intorno alla figura di Del Neri, tecnico che sta dimostrandosi valido e ottimo psicologo come dimostrano il Cassano e il Melo rifioriti. Ora il gruppo è atteso da tre trasferte impegnative che diranno ancora una volta come sta la Juventus. Giocare lontano da casa dimostrerà se la squadra saprà imporre il proprio gioco di fronte ad avversai più agguerriti e aggressivi del Lecce visto ieri. La partita contro il Milan sarà poi un test importante di fronte a squadra che ha nella fantasia il proprio punto di forza, ma il campionato sarà ancora lungo. Calma e sangue freddo, sempre. Dopo una bella vittoria, così come dopo una sconfitta. Perché gli esami non finiscono davvero mai.

sabato 16 ottobre 2010

JUVE, MOSTRA CHI SEI

Dove eravamo rimasti? Finalmente si ritorna a parlare di calcio giocato dopo due settimane passati a discutere di Nazionali, Ivan e di calciomercato. Prima della sosta avevamo lasciato una Juventus in crescendo grazie alla vittoria contro il Cagliari e il pareggio di San Siro contro l’Inter. Ora è arrivato il momento di dare continuità alle recenti prestazioni: Lecce,Bologna, Milan, Cesena e Brescia saranno le prossime avversarie dei bianconeri di Del Neri. Troppe volte nelle passate stagioni la corsa della Juventus s’è impantanata in questi incontri con le provinciali, ma se si vuole lottare per un posto al sole bisogna fare un filotto di risultati. Un segnale da mandare agli avversari, ma anche alla stessa Juventus.

mercoledì 13 ottobre 2010

NON È UN CALCIO PER GIOVANI

C’è era una volta un’Italia Under 21 capace di vincere per tre edizioni consecutivi (1992, 1994, 1996) l’Europeo di categoria. C’era una volta, sì, perché gli azzurrini hanno toccato ieri uno dei punti più bassi della storia: la mancata qualificazione alla fase finale degli Europei e conseguentemente il mancato accesso alle prossimi Olimpiadi sorprende, ma neanche troppo. Questa notizia non giunge inaspettata, ma segue il trend negativo della Nazionali italiane e conclude così un 2010 tremendo: prima i disastrosi Mondiali sudafricani, poi i Mondiali Under 19, il mancato accesso alla competizione mondiale per l’Under 20 e infine il risultato di ieri. Il calcio italiano è in crisi come non lo è mai stato. Lo sa bene Cesare Prandelli che ha evidenziato come nel campionato italiano non sia emerso nessun giovane di valore. Di chi è la colpa? Di tutti, club in primis che non sono più all’avanguardia nel campo dei settori giovanili.  Pensando a quanto avviene a Vinovo, Jean Claude Blanc affermò che la Juventus si sarebbe creata in casa il nuovo Messi, ma i risultati finora gli stanno dando torto. Nessun bianconero, a eccezione di Ariaudo in comproprietà col Cagliari, era in campo ieri in Bielorussia, mentre una volta la Juventus era il serbatoio delle varie nazionali. Le parole di ieri di Andrea Agnelli vanno verso questa direzione: cercare i migliori talenti in tutta Italia, ma soprattutto in Piemonte, permettere loro di allenarsi con i migliori professionisti, ma soprattutto dando loro la possibilità di giocare. La creazione di un campionato riserve va in questa direzione: è arrivato il momento di seminare sperando di raccogliere i frutti più avanti. Senza però mettere ai giovani eccessiva pressione (restando in casa Juve, si pensi a un Giovinco, ottimo talento, ma schiacciato dalle troppe attese) e ricordandosi di bagnare il loro talento ogni giorno con il sudore dovuto all’allenamento.

martedì 12 ottobre 2010

ITALIANI BRAVA GENTE?

Un popolo che non ha il coraggio di aiutare persone in difficoltà arrestando per un attimo le proprie attività è destinato a finire male. Da lunedì pomeriggio una donna è in coma dopo essere stata pestata alla biglietteria della metropolitana di Roma. Nessuno, ripetiamo nessuno, dei presenti ha soccorso l’infermiera rumena di 32 anni, anzi hanno prestato attenzione a evitare il corpo a terra facendo finta di nulla pensando solamente a obliterare il biglietto (sia mai che il controllore faccia la multa?). Non è la prima volta che assistiamo a episodi del genere (ultimo fatto simile avvenne a Napoli) e non sarà purtroppo nemmeno l’ultima. Un popolo che ormai è abituato a vivere nell’indifferenza, a pensare solamente a se stessi e non agli altri, a osservare la vita da quel buco della serratura che è la televisione. Un popolo, insomma, di guardoni, non di attori.

lunedì 11 ottobre 2010

ALTRO CHE AURICCHIO, GRUVIERA DOVREBBE CHIAMARSI

La tragicomica Calciopoli si arrichisce di un altro capitolo. Il buon Auricchio, amico di Baldini. Ecco la trascrizione di una telefonata (delle ore 11.56, fate attenzione all'ora) esaminata dal baldo maresciallo e dai suoi aiutanti:

Testo Integrale della telefonata prog. 3487 del 26.11.04 utenza Moggi Luciano
MOGGI Luciano: Pronto?
ALESSIA: Direttore buongiorno, sono ALESSIA della segreteria sportiva!
MOGGI Luciano: Buongiorno Alessia!
ALESSIA: Buongiorno! Sono usciti gli arbitri!
MOGGI Luciano: Mi dica un po’ di RODOMONTI!
ALESSIA: Ah! Si! …Eh, lo sa già? ….ride…. Allora glieli dico tutti?
MOGGI Luciano: ….si me li dica tutti!
ALESSIA: Allora: Atalanta–Reggina BERTINI; Bologna-Lecce SACCANI; Brescia-Palermo TREFOLONI..
MOGGI Luciano: …Bologna-Lecce?
ALESSIA: …SACCANI, con la S di Salerno!
MOGGI Luciano: Poi?
ALESSIA: …Brescia-Palermo TREFOLONI; Chievo-Milan COLLINA; Inter-Juventus RODOMONTI; Lazio-Cagliari AYROLDI; Livorno-Udinese FARINA; Messina-Fiorentina PAPARESTA; Sampdoria-Parma MESSINA; Siena- Roma  RACALBUTO.
MOGGI Luciano: Uh!
ALESSIA: E poi ci sono quelli di B!
MOGGI Luciano: …e gli assistenti?
ALESSIA: …e gli assistenti escono intorno alle 13,00-13,15!
MOGGI Luciano: …mi dica…mi dica quelli di B rapidamente.
ALESSIA: Allora: Arezzo-Piacenza CASSARA’; Catania-Albinoleffe RIZZOLI; Crotone-Verona LUCINI; Empoli-Catanzaro CASTELLANI che però ha già gli assistenti, Perugia-Venezia PIERI; Pescara-Cesena TAGLIAVENTO; Salernitana-Vicenza SQUILLACE; Ternana–Genoa BANTI; Torino-Modena ROMEO; Treviso-Bari BERGONZI; Triestina-Ascoli ROCCHI.
MOGGI Luciano: Ok!
ALESSIA: Ok!
MOGGI Luciano: Appena ci sono gli assistenti me li mandi!
ALESSIA: va bene! La chiamo?…Glieli leggo?
MOGGI Luciano: Si, si, me li legge e poi me li mette sulla scrivania!
ALESSIA: Va benissimo! Va bene! A dopo!
Questo il commento dei carabinieri nell'informativa dell'aprile 2005.
Dalla conversazione che segue emerge chiaramente il filo diretto tra MOGGI e i due designatori, tale che il predetto conosce in largo anticipo i “sorteggi” (magnifiche le virgolette, ndr) arbitrali e ciò sicuramente sfruttando quelle predette comunicazioni riservate che i vari sodali utilizzano per comunicare tra loro. Alle ore 11,56 del 26 novembre u.s. (vds prog. 3487 utenza 335/80…. in uso a Luciano MOGGI ) ALESSIA della segreteria sportiva, chiama MOGGI per comunicargli l’esito delle designazioni arbitrali per la 13° giornata di campionato di serie A e B del 28 novembre 2004; all’esclamazione iniziale di ALESSIA “…sono usciti gli arbitri!…”, MOGGI risponde con un tono di voce sornione e lasciando chiaramente intendere che è a conoscenza già dell’esito del sorteggio relativamente alla squadra da lui diretta “…mi dica un po’ di RODOMONTI (RODOMONTI sarà il direttore di gara di Inter-Juventus)! …” e la sua interlocutrice ridendo aggiunge “…Ah ! Si !…eh, lo sa già ?…ride…al lora glieli dico tutti ?…” ricevendo risposta positiva. ALESSIA, dunque, procede all’elencazione delle partite e dei relativi direttore di gara.
Ora leggete questo breve dispaccio d'agenzia.
ANSA – 26 novembre 2004: “Calcio, arbitri: Inter-Juventus arbitra Rodomonti. Firenze…. [..]. Questo l’esito del sorteggio”… 
Ora del lancio? 11 e 20 (cfr: esame Di Laroni del 24-11-2009, Prioreschi), 36 minuti prima della telefonata di Moggi in cui secondo l'accusa l'ex direttore generale è informato prima di tutti dell'esito del sorteggio. Basta vedere qualsiasi telefilm per sapere che gli orari sono fondamentali in qualsiasi indagine e, come visto, in questo caso non collimano. Quindi, Moggi, come qualsiasi altro cittadino, poteva leggere tranquillamente questa notizia dall'Ansa. Morale della favola: l'accusa non regge. Come se non bastassero, arrivano poi le testimonianze che appurano come i sorteggi fossero aggiornati in diretta nel sito ufficiale della FIGC e che i giornalisti presenti al sorteggio telefonassero immediatamente in redazione per comunicare l'esito della favola. Un'indagine, quindi, che ogni giorna mostra dei buchi clamorosi. D'altraparte il maresciallo Auricchio...
P.S. Ah, la partita per cui Recalbuto è sorteggiato è quella famosa Inter - Juve...

ALTOLA' AGLI INFORTUNI

La rivoluzione targata Andrea Agnelli aveva un obiettivo numero uno: ridurre gli infortuni. Nelle ultime due stagioni i giocatori della Juventus avevano passato più tempo in infermeria che sui campi di Vinovo. A nulla era servito il cambio di preparatori, da Riccardo Capanna a Eugenio Albarella passando per Massimo Neri, dei medici: il numero degli infortunati non era diminuito, anzi...  La missione di Agnelli e Marotta è partita dal settore medico: Fabrizio Tencone è rientrato nelle vesti di coordinatore dell’Area; dal Torino è arrivato Gianluca Stesina (responsabile sanitario prima squadra), mentre Luca Stefanini è stato confermato come medico sociale. Gruppo nuovo (solo un confermato) pure tra i fisioterapisti. L'arrivo di un nuovo allenatore ha poi comportato il cambio di staff: come preparatore atletico è arrivato Roberto De Bellis, noto come "mister zero infortuni". La quota dei forzati in infermeria in questi primi 3 mesi di lavoro si è fermata a quota 8, contro i 22 di dodici mesi fa e i 29 della stagione precedente. Da luglio si sono fermati per problemi musco lari Amauri, Paolo De Ceglie e Armand Traoré, arrivato a Torino con qualche piccolo fastidio. Tanto per rendere l’idea: a questo punto della passata stagione gli juventini bloccati da guai ai muscoli (che possono essere imputati quindi alla preparazione, ai campi e agli allenamenti) erano 12; 11 nel 2008-09.  Numeri importanti che vanno di pari passo con la soddisfazione espressa a più riprese dai giocatori per i nuovi metodi personalizzati, basati cioè sulle esigenze di ogni singolo calciatore, e il lavoro di prevenzione svolto in palestra. Il segreto è facile: Del Piero non può allenarsi come Chiellini, a ognuno il proprio carico di lavoro. E da mercoledì il gruppo sarà completamente a disposizione di mister Del Neri.

venerdì 8 ottobre 2010

FINALMENTE LA GAZZETTA

Cosa succede, cosa succede in città? Come Vasco Rossi qualche anno fa anche noi ci domandiamo stupiti la stessa cosa. Osservare che addirittura in prima pagina della Gazzetta dello Sport in edicola oggi e su Gazzetta.it viene dato ampio spazio alle intercettazioni riguardanti Facchetti. Già questa è una notizia, finora venivano considerate come delle innocenti chiacchierate in cui solo Moggi e i revisionisti juventini potevano leggerci qualcosa di pesante, perché anche la Rosea si deve essere arresa alla realtà dei fatti: le intercettazioni hanno un’incredibile valenza processuale, e non solo, e su questo ormai non ci sono dubbi. Anche Moratti e l’Inter ormai sono in ballo e non per colpa della difesa di Moggi, ma in quanto parte attiva. E tutto nonostante i tentativi di “depistaggio”, nonostante  cioè prima il pm Narducci abbia dapprima negato l’esistenza di altre telefonate riguardanti altre squadre che non siano Juventus e le altre a processo, nonostante dopo autorevoli opinionisti abbiano sposato in pieno la linea difensiva dell’Inter. Finalmente anche la Gazzetta se ne è resa conto, lo testimonia anche la domanda finale che Maurizio Galdi e Valerio Piccioni fanno e si fanno: “Insomma, quello scudetto (2006 n.d.r.) è da revocare o no)”. Tutto ciò rappresenta una vittoria per chi ha combattuto in questi anni per portare a galla la verità completa, ma resterà solamente una vittoria di Pirro finché giustizia, nel senso pieno del termine, non sarà fatta. Perché poi la Gazzetta abbia cambiato posizione, iniziando anch’essa a dubitare, non ce lo domandiamo in questa sede: ne prendiamo atto e diciamo solo una parola. Finalmente.

giovedì 7 ottobre 2010

Peccato non poterli giocare al lotto: 86 e 150 sono i numeri dello scandalo. Come ricorda Tuttosport 86 sono i giorni trascorsi dal 2 maggio, giorno della pubblicazione delle prime intercettazioni al 27 luglio quando la Corte Federale (il secondo grado della (in)giustizia sportiva) condannò la Juventus alla serie B con la revoca degli ultimi 2 scudetti. Sono già passati 150 giorni dal 10 maggio 2010 quando Andrea Agnelli presentò in Federcalcio un esposto nel quale si chiede, prove alla mano emersi durante il processo penale, la revisione della decisione di assegnare lo scudetto 2006 all’Inter. 86 contro 150, 86 giorni sono stati sufficienti per mettere su un processo la cui sentenza era già stata emessa dai giornali, 150 non sono invece bastati per nulla. Dov’è finita quella fretta del 2006? Evidentemente questa frenesia non c’è, non c’è mai stata: si vorranno fare le cose per bene? Le prove, le intercettazioni, sono a portato di mano: le abbiamo ascoltate, sappiamo tutti cosa contengono. Cosa si aspetta? Si dirà che nel 2006 l’Uefa faceva pressioni per fare in fretta: questa è la più grande bufala. La Federazione Europea chiedeva, giustamente, di sapere solamente le squadre che avrebbero partecipato alle coppe nella stagione successiva, mica chiedeva di fare giustizia in fretta e furia. La verità è che in questi 150 giorni è mancato quel clima giustizialista che imperava nell’estate del 2006: Moggi, Juventus, Lippi, Buffon e tanti ancora, tutti trascinati in quel velenoso ambiente. I poteri forti (imprenditori, giornali e politici) volevano solamente una cosa e l’hanno ottenuta. A fare ingiustizia ci vuole poco, a fare giustizia 150 evidentemente non bastano.

mercoledì 6 ottobre 2010

TALE PADRE, TALE FIGLIO

Esonerato Zeman. Questa è la notizia che arriva dalla Puglia, ma non riguarda Zdenek, bensì Karel, il figlio del tecnico boemo. Dopo sette giornate alla guida del Manfredonia in cui ha ottenuto un solo punto nel campionato di Eccellenza pugliese (con conseguente ultimo posto), la dirigenza ha deciso di salutare senza rimpianti il tecnico ingaggiato nell’estate. Karel ormai deve essersi abituato all’esonero: già l’anno scorso, sempre nell’Eccellenza pugliese, non terminò il torneo a Maglie. “Spesso il futuro di noi allenatori lo decidono i tifosi - ha commentato alla Gazzetta dello Sport - lascio a malincuore, ma consapevole di aver fatto fino in fondo il mio dovere”. “Non lo sapevo - ha spiegato Zeman senior - mi dispiace. Sono arrivati dei nuovi dirigenti e hanno deciso subito questa cosa. Peccato, lui non aveva giocatori e ha fatto il possibile. Se soffriva per l'assenza di risultati? Si soffre sempre quando non arrivano, anche se la sua squadra ha giocato alla pari con tutti”. Ormai i Zeman sono diventati italiani a tutti gli effetti: mai colpa loro, ma del sistema o degli altri. Ultima considerazione: la Gazzetta ormai è diventata il giornale di famiglia visto lo spazio che continua a essere loro riservato senza alcun particolare merito.

ZAMPARINI E IL CALCIO MALATO


"Caro Nicchi, ti scrivo questa lettera aperta dettata dal profondo stupore e dallo smarrimento completo causatomi dai continui episodi verificatisi nei confronti del Palermo dall’inizio del cam­pionato. Ci conosciamo e stimiamo da tempo: ho condiviso con grande speranza la Tua elezione a Presidente dell’Aja, speranza dettata dalla consapevolezza che il lavoro da Te programmato potesse portare la serenità in un ambiente scosso da calciopoli. Ho anche sollecitato con il nostro Presidente un confronto continuo nella nostra sede di Lega onde collaborare per eliminare tensioni foriere di errori reciproci: degli arbitri e degli addetti ai lavori. Al primo errore: rigore inesistente fischiato a favore del Brescia (Bs-Pa 3-2) ho imprecato contro la sfortuna. Ai successivi errori durante Palermo-Inter (1-2), quattro rigori non fischiati in favore di Palermo di cui 2 clamorosi, ho cominciato a preoccuparmi: ma vabbè, non hanno ancora eliminato dal DNA la 'sudditanza psicologica', aspettiamo tempi più lunghi per cancellarla. Nella partita Palermo-Lecce (2-2) ben quattro episodi di fuori gioco di cui due decisivi con uomo davanti al portiere, hanno provocato la mia protesta: in TV da Biscardi abbiamo dimostrato l’assurdità di segnalazioni con giocatori in due casi “in gioco di metri”. Ieri ancora in Fiorentina-Palermo (1-2) quello che spero la ciliegina su una torta fina le mal riuscita: un rigore completamente inventato non so perchè, che avrebbe se non 'parato' cambiato in giustamente il risultato. Bada bene Nicchi: non un episodio a favore del Palermo in sei partite, (fra l’altro non sarebbe mai da me gradito) mai un errore arbitrale che abbia favorito il Palermo. Nulla! Solo episodi contro! Mi telefona, mi tempesta di messaggi la tifoseria: perchè ce l’hanno con il Palermo, perchè quest’onda contro l’estremo sud? Lo chiedo a Te, caro Presidente dell’Aja: la mia lettera aperta desidera risposte certe aperte: aperte al nostro pubblico, al tifoso italiano molto più maturo di quello che considerano le Istituzioni, al tifoso Palermitano or goglioso di rappresentare un esempio per correttezza e ospitalità: ospitalità e correttezza che abbiamo anche sempre verso gli arbitri che Tu assegni alle partite del Palermo. Vogliamo correttezza, professionalità, rispetto: La ESIGIAMO. Anche noi sappiamo individuare gli errori arbitrali: per questi non protesteremo. Per la mancanza di rispetto di decisioni assurde si. Sempre - dovunque per un calcio giusto”. Firmato Maurizio Zamparini.

Questa è la lettera scritta di proprio pugno dal presidente del Palermo e pubblicata sul Corriere dello Sport. Stupisce il tono (il “tu” che pare quello di un padrone a un dipendente), ma lasciano ancora più esterrefatti le affermazione. Scrivere che si esige correttezza, professionalità e rispetto significa pensare che queste caratteristiche non sono state riscontrate. C’è una volontà di colpire il Sud? E perché mai? Rendere pubbliche queste riflessioni non fa che alimentare le tensioni già esistenti.  Pensiamo al prossimo arbitro che si troverà di fronte i rosanero: con quale spirito fischierà? Certe tematiche devono restare dentro le “mura domestiche” della Figc: scrivere a un giornale pretendendo correttezza fa solamente del male al nostro calcio. Per amor di cronaca, poi, vogliamo fare una piccola precisazione. Non è vero quanto afferma Zamparini ovvero che il Palermo ha avuto solamente episodi sfavorevoli:  qualcuno si è dimenticato del rigore negato a Del Piero in occasione di Juve – Palermo, ma noi no.

martedì 5 ottobre 2010

ELOGIO DEL DS

Le prime giornate di campionato hanno decretato un vincitore: il direttore sportivo. L’importanza di questo ruolo è sotto gli occhi di tutti: una grande squadra nasce da un grande mercato. Un personaggio che si sta meritando gli applausi di tutti gli appassionati è Walter Sabatini, artefice principale del buon inizio di stagione del Palermo. Se Zamparini spende poco e vende a ottime cifre il merito è soprattutto lui: nelle ultime stagioni ha portato giocatori del calibro di Kjaer, Pinilla, Hernandez, Cavani, Bacinovic, Munoz, Ilicic e Pastore. Tutti giocatori sui quali il Palermo è arrivato prima di tutti, facendoli crescere con calma. Quest’estate si decantava l’abilità di Preziosi sul mercato tanto da ribattezzarlo “Il re del mercato”, ma è passato in silenzio un acquisto fondamentale, quello di Hernanes. Il centrocampista brasiliano ha preso per mano la Lazio e l’ha accompagnata al primo posto: un innesto che ha cambiato il volto di una squadra. Lo stesso si può dire di Zlatan Ibrahimovic, ma su di lui si andava sul sicuro. Determinante lo è diventato sin da subito Milos Krasic e su di lui in pochi c’avrebbero scommesso: bravo Marotta a prenderlo e bravissimo lui a ambientarsi così in fretta. Giusto, Marotta: come stanno andando i suoi acquisti? Molto bene Krasic, bene Storari, Bonucci e Aquilani, benino Pepe e Quagliarella, maluccio Motta e Lanzafame, non pervenuti per colpa d’infortuni Traoré, Rinaudo e Martinez. Insomma, alla prossima sosta il giudizio sarà più completo Chi invece ha lavorato male si trova in fondo alla classifica: la Roma ha acquistato Adriano e Simplicio (mai schierati), mentre Burdisso e Borriello non hanno fatto fare il salto di qualità. La Fiorentina è stata pressoché ferma sul mercato, così come l’Inter che è rimasta invariata a parte i giovani Coutinho e Biabiny: sicuramente a gennaio Moratti tornerà sul mercato.

COBOLLI E LE VERITA' SVELATE

Dopo un anno trascorso pressoché in silenzio, è tornato a far sentire la propria voce Giovanni Cobolli Gigli. L’ex presidente bianconero è stato ospite della trasmissione Sky, Speciale (E’ sempre) Calciomercato) condotta da Alessandro Bonan assieme a Gianluca Di Marzio. Serata interessante che ha portato alla luce la pesante ombra di Marcello Lippi sotto la gestione Cobolli - Blanc: con serenità l’ex presidente ha risposto alle domande dei conduttori e dei giornalisti presenti.  “Credo che Ranieri abbia fatto un ottimo lavoro alla Juventus. E che nelle ultime settimane del campionato in cui è andato via avesse percepito che da parte della proprietà non ci fosse più il 100 per cento di fiducia nei suoi confronti e pensasse, come gli capita spesso di pensare, che ci fosse l’ombra di Lippi dietro di lui". C’era quest’ombra? "Io penso di sì. Cerchiamo di essere chiari. Blanc aveva proposto a Lippi di venire a fare l’allenatore della Juventus prima di ingaggiare Ranieri. E Lippi decise di non venire perché voleva ancora stare fuori dall’ambiente calcistico per aspettare la sentenza del processo che riguardavano suo figlio. E quindi il pensiero su Lippi era un pensiero oggettivo. Che poi ci fosse anche un altro retro pensiero che poteva pensare di vedere Lippi, alla fine del suo impegno di c.t. azzurro, di nuovo ad occuparsi con qualche ruolo evidentemente molto importante nella Juventus, io questo lo suppongo”. Tutti i sospetti nacquero per via di un incontro, “il pranzo della focaccia” a Recco, che doveva tenersi in gran silenzio ma che fu scoperto dando il via a una marea di illazioni sui giornali. Per Cobolli “a posteriori si può dire che l'incontro fra Blanc e Lippi fu una piccola imprudenza. Si poteva cercare di trovare un ambiente più riservato. Diciamo che fu una superficialità, dovuta anche alla non conoscenza di quella che è l’attenzione che gli italiani danno a tutte queste cose. In quel momento lì, Blanc incontrò Lippi, poi Ranieri andò avanti e fece delle ottime cose e quando ci trovammo con la Juventus che stava gradualmente scivolando, con la sensazione che i calciatori cominciassero a non ascoltare più Ranieri come avevano fatto in passato e con la prospettiva di finire quarti, avendo ancora l’ambizione di arrivare secondi, prendemmo la decisione di arrivare alla sostituzione del tecnico. Lui ci rimase sicuramente male ma io devo ringraziarlo per tutto quello che ha fatto. E gli auguro di fare un ottima stagione anche quest’anno, anche se purtroppo alcuni incidenti di percorso li ha avuti”. A essere sinceri il famoso pranzo avvenne a fine marzo durante la sosta delle Nazionali: dal quel momento Ranieri perse d’autorità nello spogliatoio e la squadra da seconda (ipoteticamente in lotta per lo scudetto) si trovò a lottare per l’accesso alla Champions. Grave imprudenza commessa dalla dirigenza, un errore da principianti che è costato caro. Nella primavera del 2001 anche Moggi e Giraudo decisero d’incontrare Lippi per sostituire Ancelotti: tutto avvenne in gran segreto e divenne di pubblico dominio solo a cosi fatte. Grazie invece alle affermazioni di Cobolli si scoprono i segreti del “projettò” di Blanc: Ferrara o un uomo gradito a Lippi come allenatore, l’ex ct, terminati i Mondiali, direttore generale. La storia è però andata diversamente: Ferrara fallì, Blanc dovette chiamare Zaccheroni e Bettega e poi arrivò Agnelli. 

lunedì 4 ottobre 2010

LA BESTEMMIA RELATIVA

È proprio vero: non si finisce mai d’imparare. Credevamo che non ci fosse nulla di peggio per un cattolico che nominare il nome del proprio Dio invano. Dobbiamo ricrederci, ma bisogna osservare dei precisi paletti. La bestemmia è possibile solamente se contestualizzata. Se la si dice in una barzelletta ci sta, anzi fa anche ridere. Se queste affermazioni le avesse pronunciate un prete qualsiasi sarebbe già stato spretato, ma questo è il pensiero di uno dei cosiddetti pastori della Chiesa, un arcivescovo responsabile del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Il suo nome è Rino Fisichella. Negli ultimi anni giustamente o no abbiamo assistito a tanti discorsi pronunciati dal Pontefice sulla diffusione di una teoria pericolosa come quella del relativismo, ma poi dobbiamo ascoltare parole come quelle di Fisichella che relativizzano la bestemmia. Per difendere una persona, Silvio Berlusconi, si compie un’autentica gaffes e si perde di vista il buon senso allontanandosi dalla gente.

domenica 3 ottobre 2010

LUCI A SAN SIRO

Prima notizia: porta inviolata. Seconda notizia: buona Juventus. Avevamo parlato d’una battaglia importante, ma non fondamentale, che avrebbe dato importanti indicazioni sullo stato di salute della compagine bianconera. San Siro ha dimostrato che in uno scontro diretto Del Piero e compagni non sono assolutamente inferiori a Eto’ o and company e che il lavoro in allenamento sta dando buoni frutti su tutti i fronti, specialmente sulla difesa. Anche se non sono mancate delle sbavature, uscire a reti inviolate da San Siro è un’iniezione di fiducia per il reparto e in generale per tutta la squdra. Azzeccate le mosse di Del Neri: molto bene Aquilani, altrettanto si può dire di un Marchisio spostato sulla sinistra per contrastare le avanzate di Maicon. Ora la pausa delle Nazionali che arriva al momento giusto: si continuerà a lavorare sodo recuperando un po’ di energie. Energie che sono mancate per sbancare San Siro…

sabato 2 ottobre 2010

IL PRINCIPINO DELLA SIGNORA

Lui sa come si segna all’Inter. Lui sa come vi vince a San Siro. Mister Del Neri ha annunciato in conferenza stampa che Alberto Aquilani sarà schierato dal primo minuto: una bella conferma dopo la prestazione positiva contro il Cagliari. La scelta ci ha positivamente sorpreso perché è sintomatico della volontà della Juventus di andare a San Siro senza alcuna paura cercando d’imporre il proprio gioco. Alberto è un centrocampista che dà qualità e geometria al centrocampo che con lui, Krasic sulla destra e Pepe sulla sinistra si presenta con un assetto  iper offensivo. Tutti dovranno dare corsa e sostanza al reparto perché il solo Felipe Melo non basterebbe a contrastare la mediana nerazzurra.  Senza Marchisio perderemo la sua capacità di recuperare palloni e la sua abilità negli inserimenti offensivi (come testimoniano i gol contro Samp e Udinese). Anche il Principino (chiamato così ai tempi della Roma) sa però far male all’Inter: due gol contro i nerazzurri in una Supercoppa e vittorie in Coppa Italia sono nel suo personale tabellino. Aquilani, diventa il Principino giusto per la Signora.

L'ITALIA FOSSILIZZATA

Un giovane italiano su quattro è disoccupato. Lo comunica l’Istat tramite le stime sull’occupazione rese pubbliche ieri. Un dato preoccupante, che diventa tremendo, se si allarga il discorso agli inoccupati, coloro che non hanno mai avuto un lavoro e che pian piano stanno smettendo di cercarne uno: ora sono il 37,9%. Appena quattro anni fa si parlava del precariato come della nuova emergenza sociale: ora il precariato è diventato una chimera. Impossibile mettere su famiglia, impossibile fare progetti, impossibile lasciare casa, impossibile insomma tagliare il cordone ombelicale. E intanto chi ci governa cosa fa? Litiga su una casa, perlopiù a Montecarlo. Forse è arrivato il momento che tutte le forze politiche facciano qualcosa per questa Italia che si è fossilizzata: chi ha lavoro se lo tiene, chi è fuori, è fuori.Un giovane italiano su quattro è disoccupato. Lo comunica l’Istat tramite le stime sull’occupazione rese pubbliche ieri. Un dato preoccupante, che diventa tremendo, se si allarga il discorso agli inoccupati, coloro che non hanno mai avuto un lavoro e che pian piano stanno smettendo di cercarne uno: ora sono il 37,9%. Appena quattro anni fa si parlava del precariato come della nuova emergenza sociale: ora il precariato è diventato una chimera. Impossibile mettere su famiglia, impossibile fare progetti, impossibile lasciare casa, impossibile insomma tagliare il cordone ombelicale. E intanto chi ci governa cosa fa? Litiga su una casa, perlopiù a Montecarlo. Forse è arrivato il momento che tutte le forze politiche facciano qualcosa per questa Italia che si è fossilizzata: chi ha lavoro se lo tiene, chi è fuori, è fuori.

ALLORA E' VERO

Ah, è stato Facchetti a dire “vabbe’, metti Collina”? Strano, pensavo che una notizia del genere dovesse essere messa in risalto. Mi ricordo quand’ero uscita la telefonata tra Bergamo e Facchetti: quante polemiche! Ma dico, come si fa a parlare male di un morto? L’ha detto Bergamo, un farabutto, non il nostro Presidente: lui era un uomo per bene, certe cose non le avrebbe mai fatto. Mi ricordo il figlio di Facchetti, Gianfelice, che tuonò: “È in atto una strumentalizzazione vergognosa della memoria di mio padre: metti Collina l'ha detto Bergamo, basta con queste falsificazioni inaccettabili. Intervengano gli organi della Figc”. Quel Moggi li non ha nessun ritegno: pur di salvarsi, tira in ballo gli innocenti. Mi ricordo le trasmissioni Sky e delle altre emittenti: giornalisti che si erano improvvisati periti facendoci sentire e risentire quella telefonata del 26 novembre 2004 concludendo che non si capiva bene. Pensavo che ieri ci fosse stato un litigio tra Moggi e Baldini, i giornali riportavano questo. Allora è vero che anche gli onesti nerazzurri parlavano con i designatori “suggerendo “gli arbitri da inserire nelle griglie, allora è vero che anche loro meritano di essere accusati per aver violato l’articolo 1 (quello sulla lealtà sportiva). Su qualche sito e su un giornale sportivo, leggo inoltre che i giornalisti e i notai assicurano che il sorteggio non era pilotato, che Collina ha affermato che non ha mai subito pressioni dai designatori dell’epoca. Allora è vero, Moggi, un uomo senza qualità (Baldini dixit) ha ragione. Peccato che i media non ne diano lo stesso risalto…

LETTERA A UN BAMBINO BIANCONERO

Un bambino bianconero di sette anni non sa ancora cosa significhi Inter – Juventus. Per lui è una partita importante, ha in classe qualche amichetto nerazzurro: lunedì vuole tornare a scuola potendo prenderli in giro. Vede suo papà che sente questa partita come mai: ha cerchiato in rosso sul calendario questa data. Lui si ferma qua, ma vuole sapere, chiede: perché, papà, ti sta così antipatica l’Inter? Cosa si può rispondere a questo bimbo? Mi viene in mento subito un’immagine: Materazzi nella notte di Madrid con una maglietta anti Juve? Lui è il simbolo dell’Inter, l’idolo dei tifosi che si rivedono in lui. Loro hanno sempre avuto una sindrome di inferiorità nei nostri confronti e lo dimostrano tutt’ora: vincono, ma pensano immediatamente a noi. Ci odiano, anche non sportivamente, e battere la Juventus, magari stravincendo, rappresenta tutto. Il bambino è ancora piccolo per spiegargli cos’è tutt’ora Calciopoli, un giorno capirà, ma intanto gli posso dire: noi non siamo l’Inter, noi siamo la Juve. Non abbiamo nessun senso d’inferiorità, noi vogliamo sempre vincere contro tutti. La partita è importante, ma non è tutto. È una battaglia importante e strategica, ci dirà infatti a che punto si trova la nuova Juventus agnelliana, ma non è la guerra. Si può perdere anche questa battaglia, ma vogliamo vincere la guerra. Non dobbiamo essere come loro: l’Inter per noi juventini non deve essere un’ossessione. È una partita da vincere, ma non a tutti i costi: noi juventini vogliamo conquistare lo scudetto. Noi siamo così.

venerdì 1 ottobre 2010

LA STORIA SECONDO MORATTI

Sono il presidente di una squadra di calcio, una delle più importanti società italiane. Mio padre ne è stato proprietario, mi ha trasmesso la passione e ora tocca a me riportare in altro quei colori che tanto amo. Sono ricco, molto ricco, non come uno sceicco arabo, ma anch'io devo la mia fortuna al petrolio. Ho talmente tanti soldi che posso spenderne quanti ne voglio: compro tanti giocatori, li pago profumatamente, finché non prendo il miglior calciatore al mondo, un Fenomeno. Con lui so che posso vincere: finalmente facciamo un campionato lottando per lo scudetto, ma me lo devo giocare contro la squadra che più detesto. Arriva la partita decisiva contro i nostri rivali in casa loro: sono fortissimi, hanno vinto tutto, ma noi abbiamo lui. Non ci fischiano quello che per me era un rigore clamoroso: è uno scandalo, mi hanno rubato lo scudetto. Loro vincono e io no. Sono distrutto, incazzato, ma non mollo: continuo a spendere, ancora di più. Anzi, sai che cosa faccio: prendo il loro allenatore. Sai che gioia vederlo vincere con noi mentre loro perdono. Ma le cose non vanno come dovevano: forse lui non è così bravo come dicono, mi sta proprio antipatico. Prendo un allenatore argentino che con la sua squadra ha fatto faville: dopo 4 anni sto vincendo il campionato, ma perdo le ultime partite. Va be' devo giocarmi la vittoria finale contro una squadra che è nostra grande amica: che bello vedere uno stadio che tifa tutti per noi, anche gli avversari sono con me. Andiamo in vantaggio, ci recuperano, riandiamo in vantaggio, ma c'è un ceco che continua a segnare: crollo, mi viene da piangere come fa lui, quel Fenomeno che ho preso anni fa.  E vincono ancora una volta loro, con lui in panchina... Ancora una volta ho perso: che botta, il 5 maggio mi ha portato sfiga. Ora ci si mette anche la squadra della mia città: che fastidio vederli vincere. E io niente, passano 2 anni, compro e cambio allenatori finché non posso chiamare lui, quel Ciuffo, che mi piaceva sin da quando giocava. Con lui si vince, penso. E invece no. Arrivo terzo, ma ho una buona notizia. Un arbitro è andato dal mio Presidente dicendo che la mia rivale numero uno ruba, condiziona gli arbitri e trucca i sorteggi: ecco lo sapeva, sono dei ladri. Io certe cose mica le faccio: sono un signore io! Be' che faccio; denuncio tutto? E con che prove? Mmm... Forse meglio chiedere una mano al mio amico, il ricco sponsor: "senti non è che mi puoi seguire questo e quest'altro, sì proprio intecettare". Ecco, così vediamo. Passa un'altra stagione, arrivo ancora terzo, ma scoppia lo scandalo. Ora tutti sanno che loro rubavano, e noi no: siamo dei signori, una squadra per bene. La stampa è tutta con noi, dai che si vince. Finalmente! Loro in B distrutti (gli prendo anche 2 calciatori fortissimi) e l'altra rivale indebolita: nessuno ci starà dietro. Vinco e spendo, spendo e vinco: arrivano titoli su titoli, anche accuse di essere come loro, m'arrabbio perché io sono onesto. Prendo quello che per me è il miglior allenatore al mondo: mi ruba i titoli dei giornali, amen. L'importante è vincere quella Coppa che non vinciamo quasi da mezzo secolo: finalmente la alzo in cielo. Sono contento e penso a loro: io sono in alto perché onesto, voi lì, ai preliminari della seconda coppa europea. Che gioia! Ma c'è una persona, il direttore generale di quella squadra che continua ad avercela con me. Escono delle telefonate: sì, anche noi chiamavamo in federazione o i designatori, ma mica rubavamo come loro! Pensa te: quelli lì vogliono pure indietro il campionato che chiamano di cartone. Quello è mio, è il simbolo della mio onestà! Sono loro che ne dovrebbero restituire altri. Pensa te: c'è il processo e mi chiamano a testimoniare. Sono un teste della difesa? Assurdo, ma ora vado lì in aula e finalmente dico tutto quello che penso, che gioa vederli lì, li farò condannare. Invece Moratti se ne va New York per lavoro: ha forse paura di un processo non mediatico, non falsato, ma reale?