martedì 30 novembre 2010

LA FINE DEI PRIVILEGI

E così si è arrivati allo sciopero dei calciatori. Lo ha annunciato Leonardo Grosso, vice presidente dell’Aic dicendosi dispiaciuto “perché c’era la disponibilità, abbiamo lavorato sotto traccia per trovare eventuali punti di intesa, ma non si è trovato l’accordo. Noi abbiamo ribadito la nostra disponibilità a discutere sui sei punti, senza entrare nel merito di nessuno di questi sei punti perché la Lega continuava a chiedere di discutere anche del sempiterno problema dei fuori rosa che per noi è un discorso chiuso”. Un commento, al di là del moralismo che potrebbe scattare immediatamente bollando come ridicola tale iniziativa,approfondito deve far riferimento alla situazione dei giocatori Nba. La Lega Serie A sta infatti prendendo come punto di riferimento il mondo del basket statunitense, estremamente professionista come è giusto che sia visto la miriade di dollari che circolano e che fanno guadagnare. Un Gallinari qualsiasi può essere inserito in uno scambio e finire in un altro team senza poter dire niente, gli vengono garantite le stesse condizioni economiche e basta. Lo stesso i dirigenti lo vorrebbero fare anche in serie A e non è certo la fine del mondo così come essere messo fuori rosa e allenarsi a parte. Il contratto di Chiellini deve essere giustamente preso come punto di riferimento: a tanti diritti, a tanti servizi offerti, spetta un comportamento responsabile e professionale del giocatore offerto. Ora come ora responsabili e professionali non lo sono i dirigenti Aic che non si rendono conto di cosa sta succedendo nel mondo intorno a loro e tengono a mantenere dei vecchi privilegi che non avevano senso un decennio fa, figuriamoci ora. Sarebbe il momento che iniziassero a scioperare i tifosi…

lunedì 29 novembre 2010

E I MORTI DELL'HEYSEL?

Fanno riflettere le parole dell’amministratore delegato Sandro Mencucci dopo Juventus  - Fiorentina. Ci fanno riflettere perché testimoniano un vecchio vizietto italiano ovvero  quello di avere degli stadi visti come dei luoghi franchi in cui è possibile fare quello che si vuole, entrare con delle bombe carte e lanciarle senza che né polizia né steward facciano qualcosa. Ci sentiamo quindi di condannare senza se e senza ma questi episodi, però è necessario allargare la vicenda. Le due tifoserie non si amano e questo è risaputo: l’odio che i tifosi fiorentini hanno nei confronti della Juventus è qualcosa di atavico, certe volte goliardico, ma sicuramente fastidioso per chi è bianconero. Se è giusto condannare i responsabili del lancio delle bombe carta, ci sarebbe piaciuto sentire una parola del signor Mencucci o anche dei Della Valle a biasimare i tifosi viola che in ogni incontro contro la Juventus intonano cori contro i morti dell’Heysel. Purtroppo in questo mondo del tifo violenza genera violenza e a nulla servono dichiarazioni come quello del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che gettano ulteriore benzina sul fuoco. Un comportamento maggiormente responsabile e più sobrio di chi è chiamato a ricoprire cariche istituzionale sarebbe funzionale a togliere dal calcio violenza e a vivere una rivalità sportivamente e non come se la partita contro la Juventus fosse per i Viola una crociata contro il Male.

sabato 27 novembre 2010

LA MALEDIZIONE DELL'UNO A UNO

Che qualcuno salvi la Juventus dalla maledizione dell’uno a uno. È infatti la terza volta nelle ultime quattro partite che sulla ruota del risultato finale capita questo risultato, ma ci sono pareggi e pareggi. Questo di stasera assomiglia molto a Brescia – Juventus ed è molto distante da Juventus – Roma. Una squadra che, sì ha avuto molte occasioni da rete, ma ha dato l’impressione di non essere determinata, arrabbiata e con la schiuma alla bocca: il risultato è stato quindi una manovra lenta, complice il bunker Viola,  con pochi, pochissimi, movimenti senza palla e tanti cross dalla trequarti. Del Neri paga anche l’”assenza “di Motta, Aquilani, Krasic e Del Piero. Il terzino destro non l’ha azzeccata una, dal momento dell’autogol in poi è stato un continuo ripetersi di errori spesso banali che hanno portato il pubblico a beccarlo (occhio però a non ripetere il caso Molinaro) facendo rimpiangere tutti Sorensen (chi l’avrebbe mai pensato a luglio?). Il centrocampista romano ha giocato da fermo: se è stato schierato negli undici iniziali stava bene fisicamente – a meno che Del Neri e staff medico amino mettere in campo giocatori non al top della forma, ma probabilmente il lieve infortunio gli ha tolto brillantezza e dinamismo. La Furia Serba aveva le pile scariche, ha sofferto tanto Vargas (il migliore in campo eccetto Boruc) e ha evidenziato una difficoltà nel superare il difensore da fermo che deve essere risolta per renderlo ancora più imprevedibile. Infine, il Capitano ha messo in mostra sì lampi di classe, ma non ha sicuramente brillato. In generale, la Juventus denota difficoltà ad affrontare squadre che si difendono con tutti i componenti dietro la linea della palla. Un difetto che va limato il più presto. Ultime note statistiche: in ben quattro delle sette partite disputate all’Olimpico la Juventus è andata sotto nel punteggio costringendo la squadra a scoprirsi. E così si spiegano le tante reti (11) subite in casa, anche se nelle ultime due occasioni, i gol avversari sono arrivati su un rigore e su un’autorete segnale della crescita della squadra bianconera. Infine, una considerazione: non parlate più di scudetto, porta sfiga. Chiamatelo tricolore o titulo.  

mercoledì 17 novembre 2010

VERITA' STORICHE E VERITA' SCOMODE

La giornata di ieri è stata frenetica per l’Italia con la polemica Saviano – Maroni e la sentenza sulla strage di Piazza della Loggia del 1974. Ci sono verità scomode, come quelle dell’infiltramento della ‘ndrangheta in Lombardia e verità storiche che non riescono però a essere appurate. I parenti di tutte le stragi degli Anni di piombo non potranno mai sapere davvero chi sono i colpevoli, sapranno che le vittime sono frutto di un connubio tra terrorismo nero o rosso, servizi segreti deviati e poteri occulti. Nessuno però sarai mai condannato. E questa è la triste verità.

STILE JUVENTUS?

Che cos’è lo stile Juventus? Una domanda che qualsiasi tifoso bianconero si è sentito fare almeno una volta nella vita e un argomento di cui spesso si parla a sproposito. L’ultimo ad averlo fatto è stato Marco Fassone, ex responsabile marketing bianconero, direttore generale del  Napoli che, intervistato da Radio Marte ha espresso il proprio punto di vista dopo le polemiche post Juve – Roma. “Ho trovato strumentale la polemica della Juve dopo la partita contro la Roma. Ho visto l’arbitraggio di Rizzoli - commenta Fassone – e credo sia stato di alto livello, se proprio vogliamo dirla tutta, avevano da recriminare di più i giallorossi. E’ venuto a mancare il solito stile”. A parte le sue valutazioni sull’arbitraggio, quello che ci interessa ora è il concetto di stile Juventus secondo un ex dirigente della Juventus targata Cobolli – Blanc. Se stile Juventus significa accettare le decisioni, anche le più contrarie, con sportività ovviamente non possiamo che sposare questa teoria. Il sospetto, però, è che per Fassone “stile Juventus” significhi non sollevare mai polemiche, mandare giù i rospi, dimostrandosi signori ma alla fine essere dei fessi. Andrea Agnelli e Beppe Marotta stanno invece riportando la Juventus a essere pienamente se stessa ovvero una società che accetta le decisioni, ma che non intende farsi calpestare. Tutto ciò senza offendere o deridere mai qualcuno, ma questo è casomai è stile Inter.

lunedì 15 novembre 2010

LA DOMENICA DEGLI ORRORI

Due errori grossolani hanno rovinato la domenica, e in un caso la stagione, di Ferrari e Inter. Paradossalmente in un sport dominato sempre di più dalla tecnologia come la F1 il fattore umano resta sempre indispensabile perché spesso il risultato viene deciso dalle decisioni di ingegneri, strateghi e meccanici. Aver richiamato Alonso ai box imitando Webber è stato uno sbaglio così clamoroso di cui è inutile discutere, piuttosto bisogna far osservare che quella di ieri non è la prima decisione sbagliata da parte del muretto rosso. Senza addentrarsi in politiche idiote, come quelle alzate dal ministro Calderoli (mi sembra che abbia altro cui pensare), si spera che i responsabili Ferrari facciano tesoro degli errori commessi per riportare il titolo mondiale in Italia.  Passando al calcio, Benitez ha messo in campo Materazzi per contrastare fisicamente Ibra, ma i risultati gli hanno dato torto. Ha puntato sull’agonismo e sull’esperienza del difensore, ma non ha tenuto conto della ruggine che si è formata nel corpo dell’interista e del suo eccessivo agonismo che lo porta spesso a commettere ingenuità clamorose. Si può dire di tutto di Mourinho, ma non che sia un pirla. Materazzi stava in panchina, vedeva il campo raramente, ma era fondamentale per il gruppo. Benitez poteva contare su Lucio – Cordoba, una coppia più che attrezzata per contrastare lo svedese. Ora si trova a meno 6, ma non è il distacco dalla vetta che deve preoccupare gli interisti, quanto l’impressione di una squadra in involuzione mentale, più che tattica.

domenica 14 novembre 2010

PRIMAVERA IN ANTICIPO?

Dopo la partita di ieri sera, l’istinto è stato di controllare immediatamente il calendario. No, non per vedere i prossimi impegni della Juventus, ma per capire se fossimo davvero a novembre e non ad aprile come sembrava da alcuni commenti dopo il pareggio dell’anticipo. Ennesima occasione persa, due punti lasciati ancora dopo Brescia e via dicendo. Calmi, il campionato è ancora lungo, lunghissimo, e siamo ancora a un punto interlocutorio in cui si stanno pian piano svelando i valori delle contendenti. Questa Juventus c’è, è cresciuta tanto rispetto all’esordio di Bari e sta mostrando di poter tenere testa, a livello di gioco e carattere, a Inter, Roma e Milan. Il gruppo di Del Neri è cambiato radicalmente, è reduce da una rivoluzione tattica e di uomini mentre le avversarie sono sempre le stesse con qualche aggiunta in più.  Nonostante questo, siamo lì, e dopo queste partite è maturata la convinzione che la Juventus sarà protagonista fino in fondo e la consapevolezza nei propri mezzi risulta sempre più determinante nel calcio moderno. Guardare allora la classifica con positività anche se magari il Milan avrà sei punti di vantaggio sui bianconeri e il Napoli a più tre. Il campionato si vince in primavera e questa Juventus ha tutte le carte per arrivare a giocarsi il titolo. E questo, dopo le prime partite, non era del tutto scontato, anzi…

sabato 13 novembre 2010

VITTORIA AI PUNTI, MA QUANTA RABBIA. E BORRIELLO...

Zamparini si chiedeva quando avrebbero fischiato un rigore contro la Juventus? Be’ la curiosità è durata l’arco di poche ore grazie al penalty concesso alla Roma e realizzato da Totti per un dubbio fallo di mano di Pepe. Sarebbe sbagliato gridare all’ingiustizia, anche se contro il Milan  mercoledì  sera  non è stato concesso un rigore molto più netto per un braccio alzato di Boateng (l’uniformità nel metro arbitrale resta sempre una chimera), e focalizzare solamente l’attenzione su questo episodio che è stato però, onestamente, decisivo. La Juventus incerottata ha saputo tenere testa alla squadra più in forma del campionato, mostrando un’ottima solidità difensiva con un Sorensen davvero sorprendente. Il canovaccio del primo tempo è stato molto semplice: Juve molto chiusa, baricentro troppo indietro, Roma con una sterile supremazia territoriale. Le occasioni infatti sono state quasi tutte di marca bianconera grazie alle giocate di Pepe, Iaquinta, Quagliarella, Aquilani e Marchisio. Il secondo tempo è stato dominato dalla voglia delle squadre di portare a casa i 3 punti, con una Juventus che ha lasciato poco campo agli avversari, ma che è stata frenata dalle parate di Julio Sergio, dall’imprecisione e da un pizzico di stanchezza. Risultato giusto? Per tanti sì, sicuramente ci può stare, ma ai punti la vittoria sarebbe andata ai bianconeri. È mancato il colpo del ko, un gol sull’1 a 0 oppure nella seconda frazione di gioco. Il pareggio di oggi rappresenta anche la seconda volta di fila in cui la Juventus viene rimontata dopo essere andata in vantaggio, forse qualcuno parlerà di un’incapacità bianconera a tenere il risultato, ma per ora non sembra essere ancora suonato il campanello d’allarme. Una squadra, quella di Del Neri, che mostra sempre di possedere un’identità di gioco e un’anima: il mister l’aveva detto a Pinzolo, i miei giocatori sapranno sempre cosa fare quando andranno in campo e, onestamente, il lavoro fatto in allenamento si vede. Sarà ora importante rifiatare un attimo per presentarsi alla prossima partita, trasferta insidiosa a Genova, in condizioni fisiche migliori per ottenere i 3 punti.  È ora di tornare alla vittoria. Concludiamo segnalando il nervosismo di Borriello (scottato dall’esclusione dei titolari) e un episodio che andrebbe punito con la prova televisiva: lo sgambetto a Chiellini è un atto non violento, ma decisamente sleale .

mercoledì 10 novembre 2010

L'IMPORTANZA DEL CINISMO

La trasferta di Brescia rappresentava la classica buccia di banana sulla quale si poteva scivolare rumorosamente. Tante le assenze in casa bianconera che hanno costretto mister Del Neri a puntare sempre sugli stessi undici e i risultati si sono visti: squadra poco brillante come mostrano, particolarmente nel primo tempo, i tanti appoggi sbagliati e la poca intensità messa in campo. Una Juventus che ha affrontato questa difficile partita cercando d’imporre il proprio gioco basato su fraseggi brevi e aperture sulle fasce. Effettivamente nella manovra offensiva si sono viste cose buone anche se, probabilmente per via della stanchezza, la palla non girava velocemente. Squadra che è andata meno bene sotto l’aspetto difensivo e qui gli accusati sono soprattutto Motta, spesso infilzato da Diamanti, e Sissoko spesso fattosi trovare fuori posizione lasciando la difesa senza filtro. Peccato perché il gol di Quagliarella aveva illuso su una vittoria che sarebbe stata fondamentale in ottica classifica permettendo alla Juventus di seguire da vicino il Milan e il Napoli vittoriosi rispettivamente contro Palermo e Cagliari. Si dice che il campionato si vince attraverso queste partite insidiose ed è vero, ma, vedendo il bicchiere mezzo pieno, due anni fa, l’anno scorso non conta, queste partite sarebbero state perse. Cosa manca allora? Qualche disponibile in più, il cinismo che tante partite ha fatto vincere alla Juve di Capello. Quella squadra sapeva far passare le sfuriate delle avversarie che, come il Brescia d’oggi, disputavano un primo tempo a ritmi elevante per poi calare inevitabilmente. Ecco, la Juve di Capello dopo essere andata in vantaggio non si sarebbe fatta riprendere chiudendo immediatamente su Diamanti. Anche se, onestamente, il giocatore toscano ha inventato un eurogol. E ora sotto con la Roma che è in piena salute e si è riportata nei pressi della vetta. Occorre vincere per restare in alto.

domenica 7 novembre 2010

CROLLA POMPEI...

Pompei simbolo dell’Italia? Sicuramente simbolo della incuranza e dell’ignavia che sono ormai dominanti nella nostra nazione. Dove può andare un Paese che non ha a cuore il proprio glorioso passato? Poco lontano, perché Pompei è specchio di una società che si chiude in se stessa, che difende il proprio orticello, che ha paura e che non si fida del futuro. Sembrano frasi banali, retoriche ma nascondono la verità. Un’Italia che spia dal buco della serratura, pronta a farsi gli affari degli altri, ma che ormai non si vergogna più di niente. Il premier 70enne paga per fare sesso? La notizia interessa, tiene banco per mesi, ma alla fine sono cavoli suoi… I giovani non hanno lavoro? Cavoli loro. Garrone non perdona Cassano? Sbaglia, perde un campione, cosa vuoi che siano quattro insulti! Ecco, questa è l’Italia in cui viviamo, una Nazione che non ha soldi per difendere il passato.

IL PUNTO DOPO JUVE - CESENA

Grazie anche ai debuttanti e ai rientranti la Juventus batte 3 a 1 il Cesenae si porta in quarta posizione in classifica salendo a quota 18 alla pari col Napoli e guadagnando punti preziosi su Lazio e Inter. Buona prestazione da parte dei bianconeri di Del Neri che sono riusciti a recuperare lo svantaggio iniziale dei romagnoli grazie alla rete di Jimenez su dormita collettiva della difesa. C’è voluta tanta sofferenza e gli acuti dei campioni in campo (Del Piero, Aquilani) per avere la meglio su un Cesena mai domo anche in un secondo tempo giocato in inferiorità per via dell’espulsione di Pellegrino.  I tanti infortunati e l’impegno di giovedì in Euro League hanno fatto sì che la Juventus vista in campo oggi non fosse ai livelli cui ci aveva abituati: tanti errori in fase d’impostazione, Sissoko e Motta in primis, poca lucidità nel controllare i ritmi della partita accelerandoli troppo invece che puntare a un efficace possesso palla. Bene Sorensen che non ha tremato all’esordio, benino Grosso che rientrava dopo mesi ed essere stato accantonato.
Negli altri match spiccano le vittorie della Roma nel derby (i giallorossi sono ormai fuori dalla crisi), del Milan a Bari e del Napoli in casa sul Parma.  Ora il turno infrasettimanale: sotto col Brescia, squadra che gode di buona salute come si è visto a San Siro. Si prospetta altra sofferenza…

Storari 6, Motta 5.5, Bonucci 6.5, Sorensen 6.5, Grosso 6, Pepe 6, Aquilani 7, Sissoko 5 (Salihamidzic 6), Marchisio 6, Del Piero 7, Quagliarella 6.5. Del Neri. 6.5
Nel Cesena bene Giaccherini (7), Nagatomo (6.5) e Schelotto (6.5).

mercoledì 3 novembre 2010

VILLAS BOAS E GLI EPIGONI DI MOU

Tra i tanti, pure troppi, epigoni nonché imitatori di Josè Mourinho  due allenatori stanno staccando il gruppo per manifesta superiorità. Il primo nome è quello di André Villas Boas, tecnico portoghese del Porto. Nonostante la giovane età (33 anni appena compiuti) ha seguito lo Special One nelle sue avventure fortunate in Portogallo, Inghilterra e in Italia. Nel nutrito staff tecnico di Mourihno, lui era il tattico, colui insomma che studiava le mosse degli avversari e i movimenti dei propri giocatori. Non gli manca certo la sfrontatezza: a 16 anni manda una lettera al vicino di casa, Bobby Robson, all’epoca allenatore proprio del Porto, e viene assunto da questi come osservatore. Qui conosce Mourinho e lo segue ovunque mietendo successi. Da quest’anno è alla guida del Porto che è ancora imbattuto in campionato dopo 9 partite: 8 vinte, 1 persa, 20 gol fatti e 4 subiti. Le sue prestazioni vanno seguite con interesse: con lui si potrebbe aprire un ciclo. C’è poi Solbakken. Si ispira a Mourinho, e si vede: in comune hanno l’interesse per il look e il nemico, Guardiola. La sua bravura come allenatore s’inizia a intravedere: 7 punti in Champions e ottime prestazione contro il Barça fanno notizia. Certo, ha un caratterino niente male…

martedì 2 novembre 2010

GRAZIATO

Non ce ne voglia Francesco Totti, ma la decisione del giudice sportivo Tosel di squalificarlo solamente per una giornata fa rabbrividire se confrontata alle due inflitte a Milos Krasic. Significa allora che un’abile tuffo è più grave di una reazione violenta e di una sceneggiata sul campo. Forse è il caso di rivedere il tariffario…

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI

È particolarmente divertente fare quotidianamente la rassegna dei giornali sportivi. Se ne leggono di tutti i colori, particolarmente quando si parla di calciomercato: ogni redazione vanta i suoi esperti e pertanto si leggono le più variegate voci di mercato.  Dal momento in cui tutti si cimentano in questo hobby, ci provo anch’io, al massimo non c’azzecco. Partiamo dall’attacco. Chi scrive avrebbe provveduto a vendere già a giugno uno tra Iaquinta e Amauri, spesso frenati dagli infortuni e perciò incostanti, per prendere una punta in grado di garantire 15-20 gol. Ora il mercato non sembra proporre molto, ma se Antonio Cassano fosse davvero libero un tentativo andrebbe fatto: portare a Torino uno dei talenti più puri del calcio italiano vale la pena di dover correre dei rischi. L’Inter l’anno scorso con Pandev ha colto l’occasione al volo, Marotta dovrebbe provarci. Certo, Cassano non è la prima punta che servirebbe, ma a gennaio i big non si muovono: a questo punto bisogna aspettare giugno per prendere Dzeko o Suarez. A meno che Benzema non si decida di lasciare Madrid per cercare fortuna e gloria altrove. Il centrocampo funziona bene, anche se Lanzafame, ora ai box per un infortunio, non pare proprio da Juve. Afellay si libera a gennaio e il Psv vuole incassare una cifra per non perderlo a parametro zero: è un giocatore da prendere assolutamente per iniettare qualità alla rosa bianconera. In difesa si fanno tanti, troppi nomi: gli infortuni in questo settore sono una maledizione, ma l’emergenza prima o poi passerà e che quantitativamente si tornerà sui soliti livelli. Traorè è un fantasma, nessuno l’hai visto: aspettiamolo per dare un giudizio, ma potrebbe anche essere rispedito al mittente. Chi scrive è per acquisti di qualità soprattutto a gennaio quando si possono fare pochi interventi, ma in grado di migliorare il rendimento della squadra. Si legge di Zaccardo, Bovo, Santacroce, Beck e Bonera: tutti bravi giocatori che migliorerebbero la qualità media, ma che non farebbero fare il salto di qualità. Johnson si che lo garantirebbe, l’unico per cui vale la pena fare una pazzia. E in porta? Storari è si un ottimo portiere, ma Buffon è Buffon: a meno di un’offerta indecente, venderlo sarebbe una follia.

lunedì 1 novembre 2010

ANTONIO SI', ANTONIO NO...

Che fare con Cassano? Molti tifosi bianconeri se lo stanno domandando in questi giorni in cui Fantantonio pare aver rotto definitivamente con la Sampdoria. Chi scrive è dell’idea che se fosse possibile acquistare il giocatore, magari a parametro zero, sarebbe un’occasione da non perdere e da prendere al volo. Decisamente meglio avere una freccia in più nel proprio arco che vedere Cassano rinforzare l’Inter o qualche altra squadra. In attacco servirebbe maggiormente una punta di peso visto che Amauri e Iaquinta, anche per colpa degli infortuni che non smettono di perseguitarli, hanno finora deluso le aspettative, ma se c’è sul mercato un giocatore del calibro sarebbe stupido non provarci. Per la punta ci sarà il tempo a luglio con Dzeko sempre in pole position. Qualcuno potrebbe obiettare che Cassano perde il pelo ma non il vizio: è vero, chi lo acquisterà avrà a che fare con un talento da gestire ma Marotta e Del Neri hanno già dimostrato di saperci fare…