sabato 2 ottobre 2010

LETTERA A UN BAMBINO BIANCONERO

Un bambino bianconero di sette anni non sa ancora cosa significhi Inter – Juventus. Per lui è una partita importante, ha in classe qualche amichetto nerazzurro: lunedì vuole tornare a scuola potendo prenderli in giro. Vede suo papà che sente questa partita come mai: ha cerchiato in rosso sul calendario questa data. Lui si ferma qua, ma vuole sapere, chiede: perché, papà, ti sta così antipatica l’Inter? Cosa si può rispondere a questo bimbo? Mi viene in mento subito un’immagine: Materazzi nella notte di Madrid con una maglietta anti Juve? Lui è il simbolo dell’Inter, l’idolo dei tifosi che si rivedono in lui. Loro hanno sempre avuto una sindrome di inferiorità nei nostri confronti e lo dimostrano tutt’ora: vincono, ma pensano immediatamente a noi. Ci odiano, anche non sportivamente, e battere la Juventus, magari stravincendo, rappresenta tutto. Il bambino è ancora piccolo per spiegargli cos’è tutt’ora Calciopoli, un giorno capirà, ma intanto gli posso dire: noi non siamo l’Inter, noi siamo la Juve. Non abbiamo nessun senso d’inferiorità, noi vogliamo sempre vincere contro tutti. La partita è importante, ma non è tutto. È una battaglia importante e strategica, ci dirà infatti a che punto si trova la nuova Juventus agnelliana, ma non è la guerra. Si può perdere anche questa battaglia, ma vogliamo vincere la guerra. Non dobbiamo essere come loro: l’Inter per noi juventini non deve essere un’ossessione. È una partita da vincere, ma non a tutti i costi: noi juventini vogliamo conquistare lo scudetto. Noi siamo così.

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