mercoledì 13 ottobre 2010

NON È UN CALCIO PER GIOVANI

C’è era una volta un’Italia Under 21 capace di vincere per tre edizioni consecutivi (1992, 1994, 1996) l’Europeo di categoria. C’era una volta, sì, perché gli azzurrini hanno toccato ieri uno dei punti più bassi della storia: la mancata qualificazione alla fase finale degli Europei e conseguentemente il mancato accesso alle prossimi Olimpiadi sorprende, ma neanche troppo. Questa notizia non giunge inaspettata, ma segue il trend negativo della Nazionali italiane e conclude così un 2010 tremendo: prima i disastrosi Mondiali sudafricani, poi i Mondiali Under 19, il mancato accesso alla competizione mondiale per l’Under 20 e infine il risultato di ieri. Il calcio italiano è in crisi come non lo è mai stato. Lo sa bene Cesare Prandelli che ha evidenziato come nel campionato italiano non sia emerso nessun giovane di valore. Di chi è la colpa? Di tutti, club in primis che non sono più all’avanguardia nel campo dei settori giovanili.  Pensando a quanto avviene a Vinovo, Jean Claude Blanc affermò che la Juventus si sarebbe creata in casa il nuovo Messi, ma i risultati finora gli stanno dando torto. Nessun bianconero, a eccezione di Ariaudo in comproprietà col Cagliari, era in campo ieri in Bielorussia, mentre una volta la Juventus era il serbatoio delle varie nazionali. Le parole di ieri di Andrea Agnelli vanno verso questa direzione: cercare i migliori talenti in tutta Italia, ma soprattutto in Piemonte, permettere loro di allenarsi con i migliori professionisti, ma soprattutto dando loro la possibilità di giocare. La creazione di un campionato riserve va in questa direzione: è arrivato il momento di seminare sperando di raccogliere i frutti più avanti. Senza però mettere ai giovani eccessiva pressione (restando in casa Juve, si pensi a un Giovinco, ottimo talento, ma schiacciato dalle troppe attese) e ricordandosi di bagnare il loro talento ogni giorno con il sudore dovuto all’allenamento.

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