giovedì 7 ottobre 2010

Peccato non poterli giocare al lotto: 86 e 150 sono i numeri dello scandalo. Come ricorda Tuttosport 86 sono i giorni trascorsi dal 2 maggio, giorno della pubblicazione delle prime intercettazioni al 27 luglio quando la Corte Federale (il secondo grado della (in)giustizia sportiva) condannò la Juventus alla serie B con la revoca degli ultimi 2 scudetti. Sono già passati 150 giorni dal 10 maggio 2010 quando Andrea Agnelli presentò in Federcalcio un esposto nel quale si chiede, prove alla mano emersi durante il processo penale, la revisione della decisione di assegnare lo scudetto 2006 all’Inter. 86 contro 150, 86 giorni sono stati sufficienti per mettere su un processo la cui sentenza era già stata emessa dai giornali, 150 non sono invece bastati per nulla. Dov’è finita quella fretta del 2006? Evidentemente questa frenesia non c’è, non c’è mai stata: si vorranno fare le cose per bene? Le prove, le intercettazioni, sono a portato di mano: le abbiamo ascoltate, sappiamo tutti cosa contengono. Cosa si aspetta? Si dirà che nel 2006 l’Uefa faceva pressioni per fare in fretta: questa è la più grande bufala. La Federazione Europea chiedeva, giustamente, di sapere solamente le squadre che avrebbero partecipato alle coppe nella stagione successiva, mica chiedeva di fare giustizia in fretta e furia. La verità è che in questi 150 giorni è mancato quel clima giustizialista che imperava nell’estate del 2006: Moggi, Juventus, Lippi, Buffon e tanti ancora, tutti trascinati in quel velenoso ambiente. I poteri forti (imprenditori, giornali e politici) volevano solamente una cosa e l’hanno ottenuta. A fare ingiustizia ci vuole poco, a fare giustizia 150 evidentemente non bastano.

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